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SCHWAZER, LA VERITÀ/ Mail compromettenti, i Servizi russi e la mano nera di un italiano

by WikiStero.com

Tentarono di farlo gareggiare per la Russia anni fa, lui si rifiutò eppure paradossalmente proprio loro stanno dando un assist d’oro ad Alex Schwazer: stiamo parlando dei Servizi Segreti di Putin, se è vero che gli hacker di Fancy Bear siano riconducibili a Mosca. In questi giorni infatti stanno girando in alcune redazioni giornalistiche dei file sottratti 4 mesi fa al sistema informatico della IAAF da un blitz di Fancy Bear. Si tratta di 23 mail scambiate tra il manager dei controlli antidoping della Federazione internazionale di atletica Thomas Capdevielle e il consulente legale Ross Wenzel su cui interagiscono altri avvocati e dirigenti IAAF. Tema: la strategia difensiva nei confronti del Tribunale di Bolzano che ha avviato la procedura di sequestro delle provette del marciatore italiano per analizzarne il DNA. Sono mail che mettono a nudo i dubbi, le contraddizioni e le paure dell’organismo internazionale rispetto alla iniziativa della magistratura italiana e sugli elementi che portano gli stessi consulenti IAAF a ritenere improbabile la condanna di Schwazer per doping in sede penale.

Nelle lettere emergerebbe inoltre un ruolo nella vicenda Schwazer di un influente guru della atletica italiana, che si era speso – anche pubblicamente- per impedire l’iscrizione ai Mondiali di marcia di Schwazer, un rivale storico di Sandro Donati, più volte tirato in ballo da quest’ultimo nel suo libro LO SPORT DEL DOPING e che ufficialmente non ricopre alcun incarico nella IAAF. In tutto ciò sono passati 5 mesi dalla data concordata tra il Tribunale di Bolzano, la IAAF e la WADA per la consegna delle provette di Schwazer ai RIS di Parma e le urine rimangono invece ancora nel laboratorio di Colonia.

 

 

Il GIP Walter Pelino la scorsa settimana ha coinvolto il Ministero della Giustizia tedesco per sollecitare l’invio delle provette (‘corpo del reato’) in Italia, che la IAAF (ma anche la WADA) vuole assolutamente evitare ed è facile capire il perché. Tra l’altro le motivazioni della sentenza di condanna di Schwazer, rese pubbliche dal TAS a inizio febbraio, consentirebbero all’altoatesino di ricorrere alla Corte Federale svizzera per farsi annullare la squalifica visto che lo stesso TAS riconosce le anomalie della procedura del controllo antidoping che portò alla sospensione dell’atleta.

Ma se fosse tolta la squalifica – visto l’accanimento della IAAF – probabilmente ne arriverebbe un’altra per “violazione della clausola compromissoria”, cioè per essere ricorso l’atleta alla Giustizia extrasportiva. Così la difesa legale di Schwazer ha preferito concentrarsi sul processo penale, limitandosi al momento a una seconda memoria difensiva indirizzata alla sezione della Corte d’Appello di Colonia che deve decidere sul destino delle provette e che dalle ultime indiscrezioni dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) farlo entro la prima metà di luglio. Naturalmente il giudice si troverà nella memoria anche le mail hackerate da Fancy Bear, in quanto “divenute ufficialmente accessibili in rete”

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